Affitti su Airbnb: ora a Berlino due appartamenti su tre sono fuorilegge

© Will Abson / CC BY NC SA 2.0
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Giro di vite sugli affitti a breve termine: entro giovedì scorso, tutti i berlinesi che avrebbero voluto mettere il proprio appartamento in affitto su Airbnb – e altre piattaforme simili come 9Flats, HouseTrip, Wimdu – avrebbero dovuto inoltrare una richiesta ufficiale al comune di Berlino.

Secondo quanto riporta il Morgenpost, però, le richieste raccolte sono state solamente un terzo rispetto al totale degli appartamenti utilizzati solitamente per ospitare i turisti: su 12.000 circa, meno di 4000 moduli sono stati compilati e depositati negli uffici dei Burgeramt, seguendo la legge introdotta il primo gennaio 2014.

Così, spiega sempre il quotidiano locale, da una settimana due terzi degli appartamenti sono considerabili “fuorilegge”. Nell’ultima settimana prima della scadenza legislativa, sono state centinaia le richieste di registrazione. Evidentemente, c’era chi confidava che la legge fosse annullata o modificata in extremis.

Che cosa succede ora? Il Senato berlinese valuterà, nell’arco dei prossimi mesi, quali tra gli appartamenti in lizza saranno eleggibili per ospitare affittuari a breve termine. I criteri di selezione restano ad oggi sconosciuti, ma senza dubbio verrà limitato il numero di abitazioni per quartiere e incideranno nella scelta le lamentele raccolte dai condomini.

[© Matt Biddulph / Flickr / CC BY SA 2.0]
Matt Biddulph / CC BY SA 2.0]

Chi ha inviato la richiesta entro giovedì scorso, sarà libero di continuare ad affittare (o subaffittare) il proprio appartamento berlinese fino all’aprile 2016. Da quella data in poi, però, solo pochi otterranno la licenza di affitto a lungo termine. Tutti coloro che non hanno inviato la richiesta di registrazione in tempo, invece, devono cessare subito le operazioni di affitto.

Molti berlinesi confidano però nella scarsità di personale del Senato di Berlino, un piccolo “trucco” che potrebbe rallentare o rendere impossibile l’applicazione delle sanzioni previste in tempo utile. Per controllare migliaia di annunci e di appartamenti, incrociandoli con i dati delle registrazioni, potrebbe essere necessario un lungo periodo di tempo.

Così, permane l’incertezza su come la legge sarà applicata e con quale fermezza: di sicuro, però, chi continuerà ad offrire il proprio appartamento su Airbnb anche senza avere inoltrato la richiesta di registrazione, rischia di incorrere fin da subito in pesanti sanzioni e accertamenti di altro tipo, anche fiscali.

Secondo uno studio pubblicato alla fine del 2013, ogni appartamento affittato a breve termine porta una media di 2000 euro annui nelle tasche dei locatori berlinesi. Un business ricco, che secondo la città ha “drogato” i prezzi degli affitti e contribuito ai problemi legati alla gentrificazione di alcuni quartieri. Da qui la decisione di intervenire drasticamente, ponendo un freno ad uno dei baluardi della sharing economy.

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