SMAU 2018: queste 4 startup ecologiche mirano a costruire un mondo più pulito

smau startup green ecologiche

smau startup green ecologiche

di Angela Fiore

L’edizione 2018 di SMAU Berlino si è conclusa da poco e come sempre il Mitte è stato media partner dell’iniziativa. Ci siamo aggirati fra gli stand delle startup, abbiamo ascoltato i loro pitch e abbiamo parlato con alcuni dei loro (spesso giovanissimi) fondatori. Ne è emerso un quadro appassionante, che vede andare di pari passo innovazione e sostenibilità, modelli di sviluppo economico e interesse per l’impatto sociale di ogni nuova tecnologia. Ascoltare le presentazioni di queste nuove aziende è un po’ come gettare uno sguardo verso un futuro non troppo lontano in cui si progetteranno giardini per combattere l’inquinamento, in cui le app ci aiuteranno a prenderci cura della nostra salute e potremo usare la realtà virtuale per arredare le nostre case. SMAU ha proprio questo scopo: mettere in contatto le startup con coloro che possono aiutarle a crescere. Spesso si tratta di acceleratori, incubatori o angel investor, ma a volte a interessarsi alle innovazioni proposte sono grandi aziende già insediate stabilmente sul mercato, che scelgono di unire le forze con i giovani startupper. Questo è il modello della “open innovation”, che è stato fra i temi centrali di questa edizione.

Al termine di questo viaggio appassionante, abbiamo imparato anche un’altra cosa: l’Italia è un paese in cui innovazione e creatività sono in fermento e alcune delle idee più rivoluzionarie per il futuro globale potrebbero venire proprio dal nostro paese. Per celebrare la creatività e l’ingegno dei nostri connazionali, abbiamo deciso di dedicare una serie di articoli alle startup più interessanti del momento.

In questa prima parte ci concentreremo sulle startup ecologiche.

Ecobubble – i giardini che combattono l’inquinamento

Uno dei problemi che più affliggono chi vive nelle grandi città è l’inquinamento dell’aria. E se è vero che gli spazi verdi aiutano a contrastarlo, è anche vero che spesso il loro impatto è limitato. Chi di noi non ha in mente l’immagine di un piccolo giardino metropolitano, che appare soffocato dal grigiore? Ecobubble è una giovane e innovativa startup che porta il concetto di design dei giardini a un nuovo livello, impiegando tecnologie pensate per massimizzare l’azione di contrasto a specifici agenti inquinanti. Tutto inizia con la raccolta di big data geolocalizzati sui livelli di inquinamento dell’area interessata. Una volta esaminata la concentrazione di diversi inquinanti, si passa alla fase operativa. Gli splendidi giardini pensili di Ecobubble selezionano con cura piante che riducono la concentrazione dei gas nocivi più presenti in quella zona. In questa concezione, il giardino non è più solo un angolo da destinare al relax e alla convivialità, ma uno strumento attivo per la protezione dell’ambiente. Inoltre Ecobubble crea sistemi autosostenibili per l’irrigazione e l’illuminazione, utilizzando sensori, pannelli fotovoltaici e basette meteorologiche.

eProInn

eProInn è società di Spin-Off dell’Università di Salerno, specializzata nella ricerca sui veicoli ibridi solari. Il progetto più rappresentativo di questa ricerca si chiama HySolarKit e permette di convertire automobili tradizionali in ibridi solari, con lo scopo ultimo di ridurre le emissioni e garantire allo stesso tempo prestazioni di alto livello e assoluta sicurezza. Introdurre sul mercato la possibilità di convertire un veicolo esistente, senza doverne acquistare uno nuovo e con costi assai ridotti e un calo considerevole dei consumi, potrebbe costituire un incentivo potente per moltissimi automobilisti. HydroSolarKit è un sistema brevettato che può essere applicato a qualsiasi veicolo a trazione anteriore. Consiste di due motori elettrici, integrati nelle ruote posteriori (l’auto diventa così una 4×4 ibrida), alimentati da una batteria addizionale al litio, la quale può essere ricaricata o dal veicolo stesso o con appositi pannelli solari flessibili montati sul tetto e sul cofano, o ancora dalla normale rete elettrica. L’idea nel suo complesso è abbastanza semplice da essere comprensibile anche a chi non ha alcuna conoscenza ingegneristica, e al tempo stesso abbastanza rivoluzionaria da meritare il “Seal of Excellence” di Horizon 2020.

Windcity

Parliamo ancora di energia pulita, questa volta però il nostro alleato naturale non è il sole, ma il vento. Windcity, infatti, si occupa di energia eolica e ha progettato un nuovo modo per utilizzarla. Il principio della tradizionale pala eolica è sostituito da un sistema a geometria variabile che ne aumenta l’efficienza producendo l’80% di energia in più. Le prospettive più interessanti si aprono sul settore del mini-eolico, che può raggiungere zone precluse, fino a questo momento, all’eolico tradizionale, quali siti urbani ad alto transito di veicoli, edifici industriali e commerciali, aree metropolitane dei paesi in via di sviluppo. Il problema di partenza, che ha spinto allo sviluppo dei prodotti di Windcity, è la variabilità e imprevedibilità delle risorse naturali, soprattutto dei venti (“inaffidabili” per definizione). Questa variabilità ha avuto finora un effetto negativo sulla resa degli strumenti utilizzati per ricavarne energia, riducendo il risultato a un terzo del potenziale. Per rendere concorrenziali e, nel lungo periodo, più convenienti le energie alternative e pulite rispetto ai combustibili fossili, occorreva quindi trovare un sistema che si adattasse a questa variabilità e la trasformasse in un punto di forza. Il sistema ridisegnato da Windcity fa esattamente questo.

Kuma Energy

E dopo aver parlato di sole e vento, parliamo di acqua e dell’energia che si può ricavare dalla forza delle onde. Kuma Energy nasce ovviamente vicino al mare, più precisamente nei porti di Genova e Taranto. Questa innovativa startup ha progettato e brevettato un nuovo sistema di conversione dell’energia (ECOMar), che produce elettricità sfruttando il moto ondoso. Il sistema è pensato per fornire ai porti tutta l’energia di cui hanno bisogno senza emissioni inquinanti. Il sistema si collega a dighe di tutte le dimensioni ed è adatto a qualsiasi tipo di fondale marino. Questa nuova fonte di approvvigionamento energetico ha il potenziale di contribuire a uno degli obiettivi primari che l’Europa si è prefissata di raggiungere entro il 2020, ovvero la riduzione delle emissioni di CO2. Inoltre il sistema ECOMar può essere adottato in quelle comunità marittime nelle quali la griglia elettrica risulta insufficiente e la fornitura incostante.