“L’Ambasciata incontra…”: una grande opportunità per i giovani. Intervista a Elettra de Salvo

di Lucia Conti

Ciao Elettra. Hai moderato recentemente l’evento “L’ambasciata incontra… il teatro”. Che impressione stai avendo di questo ciclo di eventi dell’Ambasciata, pensato apposta per i giovani?

Le Ambasciate da sempre svolgono, assieme al Consolato, dei compiti forse a volte anche sottovalutati dagli italiani che emigrano all’estero, e sono anche molto attente a fenomeni e aspetti culturali importantissimi.
Di sicuro però a Berlino, con l’Ambasciatore Benassi, questa attenzione è stata molto più grande e ha assunto una dimensione nuova, nel senso che ha aperto una finestra sui giovani e questo è emerso soprattutto con il ciclo “L’Ambasciata incontra…”.
I temi coinvolti in questa operazione sono stati tanti e diversi: musica, arte, scienze, le startup, la moda e a breve si terrà un incontro destinato agli architetti. Io mi sono ovviamente occupata del teatro. Questi eventi sono stati e sono grandi, importantissimi momenti di incontro e non si sono esauriti in se stessi, ma hanno al contrario creato un network e avvicinato persone che sono rimaste in contatto anche in seguito.

Quindi hai riscontrato un vero feedback, dopo questi incontri…

Ho verificato più volte che questi eventi non lasciano il tempo che trovano, anzi. Ci sono stati scambi di contatti, in seguito sono stati formati dei gruppi, insomma, sono stati e sono incontri utilissimi.
Il tutto avviene in una realtà culturale e artistica, quella berlinese, che letteralmente pullula di creativi.
I creativi non vanno spontaneamente in altre città della Germania, tendono a venire qui.


sistema scolastico a Berlino

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Ambasciata
di Paolo Guizzardi

In questi incontri non si parla solo di opportunità, ma anche dei problemi che i giovani italiani incontrano all’estero, e in Germania in particolare.

Esatto. Uno dei punti focali di questi incontri è proprio rendere i giovani consapevoli non solo delle opportunità, ma anche dei problemi che potranno incontrare nei vari ambiti professionali, al fine di poter dare loro gli strumenti per risolverli. Insomma, questi incontri parlano di opportunità e difficoltà, di ostacoli e successi. Quello a cui l’Ambasciata tiene molto, e ci tengo anche io, è proprio parlare di tutto, dando un’informazione a tutto campo.
Per quanto riguarda il mio ruolo, ho avuto il piacere e l’onore di moderare l’incontro sul teatro, lavorando in questo campo da anni.

Come avete affrontato il discorso del teatro?

Proprio il 1 ottobre, grazie all’aiuto dell’Istituto Italiano di Cultura, abbiamo inaugurato la piattaforma teatrale Tabula Rasa, che coinvolge scenografi, registi, attori, danzatori… questi ultimi sono tra l’altro una realtà molto ben radicata sul territorio. Anche a seguito di questa iniziativa ho ricevuto parecchie richieste di networking e la piattaforma cerca di aiutare le persone a entrare e restare in contatto.
Questo è stato l’obiettivo che, insieme al direttore Reitani, ci siamo prefissi per venire incontro alle esigenze degli attori che arrivano in Germania in cerca di una guida e ci considerando un punto di riferimento, visto che viviamo qui da tanto tempo.
Le cose sono indubbiamente cambiate e sicuramente oggi si presentano nuove difficoltà. Quando ho iniziato io ancora erano tempi di vacche grasse, era relativamente facile mettere insieme un po’ di soldi, che magari arrivavano un po’ dal Land, un po’ dal comune o da qualche sponsor privato, e riuscire a produrre uno spettacolo. Adesso bisogna trovare altre strade.

foto di Luca Vecoli

È possibile superare comunque l’impasse, quindi?

Assolutamente sì! Io non sono una che distoglie dal venire qui, al limite do dei consigli. Ad esempio tanti mi dicono “ma sì, io mi butto, tanto, peggio di così, in Italia…” e vengono qui senza conoscere la lingua.
A Berlino questo non è necessariamente un handicap, nel senso che in molti ambiti, penso ad esempio a quello delle startup, si lavora molto usando esclusivamente la lingua inglese. Nel teatro, però, la mancata conoscenza del tedesco, in Germania, può essere un problema. Anche in questo caso, però, si possono trovare soluzioni alternative, ad esempio facendo un discorso sulla multiculturalità o transculturalità. Riusciamo a inventarci una lingua che va oltre tutte le lingue, per esempio? Riusciamo a mischiare diverse lingue e a farle convivere in uno stesso spettacolo?
 Insomma, non scoraggio nessuno, anzi, incarno la cosiddetta Wilkommenskultur… venite pure in Germania, il posto lo troveremo per tutti!

Torniamo ai giovani, che questo ciclo di incontri considera fondamentali…

Io sono convinta che i giovani diano una grande vitalità all’arte e a noi, che ci occupiamo di questo. E in questo sono perfettamente in linea con l’Ambasciata, che in questo momento sta dando loro la massima attenzione. Cerchiamo sempre di supportarli e di mandarli avanti, passando il testimone.Per questo ci siamo detti: perché non istituzionalizziamo il tutto?
Anche io, quando devo leggere qualcosa in pubblico, se appena posso lo faccio fare a un mio allievo. Sono i giovani che vanno sostenuti a aiutati, è una cosa a cui credo profondamente. Per questo infatti insegno moltissimo e faccio couching, proprio per aiutare i giovani artisti che incontrano delle difficoltà.

Ci riassumi brevemente la tua storia?

Comincio dalla fine: quest’anno ho votato in Germania, perché ho il doppio passaporto e sono felice di partecipare alla vita politica e sociale del Paese in cui vivo ormai da trentotto anni. Anche se non avrei lasciato mai il mio primo passaporto, lo preciso, perché sono orgogliosamente italiana.
Diciamo che io sono una Italo-Berliner doc, ho anche scritto un libro con altre tre persone su questo, “Italo-Berliner, gli italiani che cambiano la capitale tedesca”. Sono molto attiva all’interno della comunità, sono stata consigliare comunale e sono attualmente consigliere Comites.
A Berlino vivo benissimo, ho fatto co-produzioni, ho lavorato in tutti i teatri berlinesi sperimentali, come Volksbühne, Sophiensaele e HAU (Hebbel am Ufer), ho danzato, ho fatto physical theatre, ho lavorato anche molto su tematiche sociali, come l’immigrazione, l’infibulazione, la discriminazione delle donne a tutte le latitudini e in tutte le classi. Ho anche diretto un teatro italiano per tre anni, a Francoforte, ed è stata un’operazione complessa, ma anche una sfida interessante. Mi piace molto il teatro sperimentale, come quello d’avanguardia, che affronta sempre temi attuali e ha una forte connessione con il presente.
Per me l’arte non può prescindere da questo, la vera arte si occupa delle vita.

Il prossimo evento del ciclo “L’Ambasciata incontra…” sarà dedicato ad architetti e designer. Trovate qui tutte le informazioni da sapere per partecipare. Non mancate all’appuntamento e approfittate delle opportunità che questi incontri offrono ai giovani!