Diritto al voto dei diversamente abili: in Germania c’è ancora discriminazione

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di Amelia Massetti

La situazione in Germania, relativamente al diritto al voto per 85.000 persone diversamente abili, non è esercitabile. Il dibattito politico, dilungatosi per settimane all’interno del Parlamento, non ha portato a una decisione di fatto, quindi anche nelle prossime elezioni di settembre questo diritto inalienabile non potrà essere esercitato in alcun modo.

In Europa le altre Nazioni, tra cui l’Italia non hanno messo un divieto su questo. Perché? Naturalmente un popolo che ha iniziato dagli anni ’70 ad aprire i manicomi, ricordiamo la legge Basaglia, e ad eliminare le scuole speciali, favorendo il diritto allo studio per tutte le persone anche con disabilità gravi, cambia il modo di pensare relativamente alla libertà di espressione e al diritto.

Sicuramente l’Italia deve fare ancora molti sforzi per migliorare il diritto allo studio e per l’inserimento lavorativo delle persone diversamente abili, ma la Germania deve fare i conti sull’idea d’inclusione. Fino a che punto si può ritenere una società veramente inclusiva se non permette di esercitare il diritto al voto alle persone con una disabilità, anche se questo debba avvenire attraverso un’assistente?

Diversi partiti in Germania si stanno esprimendo su tema dell’inclusione e diritto al voto in questo periodo, in cui si preparano alla campagna elettorale per le elezioni di settembre, ma sono partiti come la Linke e i Verdi che hanno presentato un articolo comune sul diritto al voto delle persone diversamente abili e richiamano all’inclusione scolastica e lavorativa come diritto irrevocabile anche nel rispetto della Carta dei diritti sancita dall’ONU.
L’articolo 29 della Convenzione obbliga gli Stati aderenti a permettere alle persone diversamente abili, in caso di necessità e su richiesta, di essere assistite da una persona di loro scelta nell’esercizio del diritto di voto. Tuttavia, nella legge elettorale federale e nella legge elettorale in Europa, queste persone sono escluse dal suffragio attivo e passivo, quindi anche con un supervisore nominato per svolgere i loro affari. Sono inoltre escluse anche quelle persone che hanno commesso un crimine in uno stato di infermità mentale e sono quindi collocate in un ospedale psichiatrico.
Altri Paesi europei come Austria, Gran Bretagna, Italia e Finlandia, non prevedono tali limitazioni.
In Germania invece solo due stati, Nord Reno-Vestfalia e Schleswig-Holstein, hanno rimosso l’esclusione al diritto di voto dalle leggi elettorali del loro Paese.

Naturalmente i partiti di destra, come AfD ed FDP, si esprimono in termini totalmente diversi e avversi all’inclusione rispetto agli altri partiti, attestando chiaramente la volontà di mantenere le scuole speciali e riaffermando una cultura della separazione e dell’esclusione. Ritengono infatti che le scuole speciali siano sufficientemente attrezzate e che corrispondono alle esigenze delle famiglie e delle persone diversamente abili. Affermano inoltre che le scuole “regolari” non sarebbero in grado di offrire il giusto supporto, per mancanza di fondi.
Quello che dovrebbe essere migliorata, secondo la FDP, è la possibilità di creare più strutture sportive per le persone diversamente abili e integrarle con persone di diverse nazionalità… questo significa fare inclusione?
Questo populismo e nazionalismo discriminatorio naturalmente non ci meraviglia. I Verdi lotteranno per migliorare l’opportunità, per le persone diversamente abili, al diritto di partecipazione attiva alla vita sociale scolastica e lavorativa.
I Linke vogliono un’inclusione e partecipazione attiva delle persone diversamente abili in tutte le sfere sociali, culturali e politiche, e si dichiarano favorevoli a quegli investimenti economici necessari per migliorare la qualità delle strutture esistenti.

Per la SPD c’è la volontà di migliorare il processo di inclusione sia nelle scuole che nei Werkstatt per favorire l’inserimento al lavoro. Propongono di migliorare la fruizione dell’arte e della cultura da parte delle persone diversamente abili, e di incentivare non solo i progetti destinati a rivestire un ruolo economicamente interessante.
In questo anche lo sport va migliorato, creando le condizioni per l’inserimento delle persone diversamente abili

Attualmente il dibattito sul diritto al voto è stato più volte rimandato e quindi ormai non ci sono più le condizioni per un cambiamento di rotta.
Non aver creato le condizioni per favorire la vera inclusione sia nelle scuole che nel lavoro e in politica, crea ancora una mentalità fortemente individualista e separatista. L’abbattimento delle barriere architettoniche, certamente fondamentale per favorire l’inclusione e di cui i tedeschi vanno fieri e detengono il primato in Europa, non elimina le discriminazioni nel sociale e la conquista di diritti quale il voto e la partecipazione politica attiva delle fasce sociali meno rappresentate.

Si continua quindi a decidere sulla pelle della gente invece di decidere insieme a coloro che i problemi li vivono in prima persona. In questo modo non si raccolgono istanze fondamentali per creare quel cambiamento all’interno del tessuto sociale che permetta la comunicazione tra persone diverse tra di loro, ma che hanno molto da imparare l’una dall’altra.
Un partito che non inserisce nella sua agenda politica l’importanza di discutere le modalità di un’inclusione effettiva delle persone diversamente abili, trova continue scuse per non affrontare e modificare la scala delle priorità.
Questo avviene perché non ha un vero rapporto con le fasce più deboli, di cui la società è composta, in tutte le sue complicate maglie. Le modalità d’inclusione, inoltre, dovrebbero essere in primo luogo discusse insieme alle persone diversamente abili e alle loro famiglie o alle associazioni che lavorano a stretto contatto con loro e che si fanno portatrici dei diritti delle persone disabili.
Purtroppo, però, si preferisce parlare di quanto si investe economicamente per sostenere le scuole speciali e i Werkstatt piuttosto di discutere di quelli che sono i diritti fondamentali dell’uomo.

Amelia Massetti è la fondatrice di Artemisia, associazione il cui scopo è quello di promuovere l’inclusione delle persone diversamente abili in Germania. Il prossimo appuntamento con Artemisia si terrà il 4 luglio e si parlerà del futuro e delle prossime sfide dell’associazione con chiunque sia interessato e voglia partecipare.