Aumento della videosorveglianza in Germania. Il senato di Berlino si divide

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Aumento della videosorveglianza in Germania
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L’ondata di panico che ha investito la Germania dopo l’attentato ha accelerato il dibattito sull’aumento della videosorveglianza in Germania e in generale delle forze di polizia, anche e soprattutto nella capitale tedesca. Il senato di Berlino al momento non si è pronunciato in questo senso, anche se il senatore degli interni Andreas Geisel (SPD) non si era mostrato del tutto sfavorevole a questa possibilità, che è comunque ancora oggetto di discussione. Il 9 gennaio la questione verrà dibattuta in modo più approfondito, nonostante il ministro dell’interno Thomas de Maizière (CDU) abbia pubblicamente esortato Berlino a velocizzare la procedura. De Maizière, sulla linea di quanto detto anche dalla Merkel in una conferenza stampa tenuta dopo l’uccisione di Amri in Italia, ha dichiarato che il gabinetto federale ha già approvato una legge che facilita la videosorveglianza nei luoghi pubblici. Anche in altre cittá e in altri Länder si solleva intanto il dibattito sulla temporanea sospensione di alcuni diritti legati alla protezione dei dati, al fine di garantire una maggiore sicurezza sui mezzi pubblici o in contesti che potrebbero diventare teatro di nuovi attacchi.

Questa linea è supportata soprattutto dalla CDU, mentre i partiti della coalizione attualmente al governo nella capitale tedesca (SPD, die Linke e Verdi) non sono del tutto sicuri che questo tipo di intervento possa essere davvero effettivo nella lotta al terrorismo e che si possano comprimere le libertà individuali senza però riscontrare, sulla lunga distanza, un vero beneficio in termini di incrementata sicurezza per i cittadini.
Secondo dati forniti dalla sicurezza, sarebbero 70 gli islamisti potenzialmente pericolosi presenti a Berlino (Anis Amri, l’attentatore del mercato di Natale, era tra loro), 550 sarebbero invece quelli registrati in Germania. Tra questi, 220 sarebbero attualmente all’interno dei confini della nazione, mentre il resto sarebbe all’estero o in prigione. De Maizière ha però sottolineato il fatto che diverse, tra queste 220 persone ancora in Germania, sarebbero già sotto inchiesta o comunque sotto controllo.