Tassa d’entrata per i profughi: la proposta arriva da due economisti dell’Università di Zurigo

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di Mirea Cartabbia

Mercoledì 30 marzo 2016 i due economisti Bruno S. Frey e Margit Osterloh – di cattedra presso l’Università di Zurigo hanno pubblicato sul Frankfurter Allegemeine Zeitung una lettera che ha fatto molto discutere sulla nuova tassa d’entrata.

Il titolo del pezzo, che potete leggere integralmente qui, è esplicativo:

Chiedete una tassa d’entrata ai rifugiati!”

Considerando il clima di tensione che si respira quotidianamente in Germania di questi tempi, non stupiscono le polemiche che tali dichiarazioni hanno suscitato da queste parti.
I due autori propongono un provvedimento, simile a quello attualmente in vigore in Svizzera, che costringa i richiedenti asilo a pagare, per l’appunto, una tassa d’ingresso al Paese ospitante.

A determinare l’importo di questo tributo concorrerebbero fattori come il numero di richieste di asilo già avanzate nello Stato preso in considerazione e la disponibilità della popolazione ad accogliere nuovi profughi.


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Stando alla logica della mozione, una tale imposta garantirebbe una sorta di selezione naturale all’ingresso, consentendo l’accesso soprattutto ai migranti più abbienti, qualificati ed istruiti. Ciò, a differenza di quanto avviene adesso: in Germania, per esempio; dove i lauti e frequenti aiuti sociali incentivano da anni – a parer dei due docenti – un’immigrazione non specializzata e dunque non vantaggiosa per lo sviluppo economico.

Viene spontaneo a questo punto interrogarsi sul destino di chi non possa permettersi di pagare la quota, ma Bruno S. Frey e Margit Osterloh sembrano avere una soluzione anche per questo: gli indigenti potrebbero avere una chance di entrare nel Paese che desiderano tramite prestiti ottenuti dai governi o da associazioni umanitarie.

A conclusione della lettera la coppia ci tiene a sottolineare che attuare la proposta non produrrebbe solo dei vantaggi economici, ma garantirebbe ai migranti la possibilità di scegliere la nazione più consona alle proprie esigenze.

“Molti dettagli devono ancora essere chiariti” – scrivono i due economisti – “ma siamo convinti che, con il nostro modello, tutti ne uscirebbero vincitori: i migranti stessi, i Paesi ospitanti e i Paesi di origine”.

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