La nuova gentrificazione berlinese toccherà alle startup?

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© Campus Party Europe – See what’s behind

di Mirea Cartabbia

Lo scorso anno i capitali di rischio degli investitori che hanno creduto in startup berlinesi sono stati pari a 2.2bilioni di dollari. Londra, che continua a confermarsi come la capitale più tech dell’Europa, in confronto ne ha ricevuti “solo” 1.5bilioni. Può essere che, anche nelle logiche economico-finanziarie delle startup, Berlino stia andando verso una gentrificazione?

Stando ad alcuni dati forniti dall’agenzia che si occupa di nuovi business Gruenden, nella capitale tedesca nasce una startup ogni 20 minuti. E alcune di queste neonate imprese hanno conquistato realmente il mondo, basti pensare a SoundCloud oppure a Zalando, mentre altre probabilmente lo conquisteranno, come ad esempio EyeEm.

Ovviamente il fattore economico gioca un ruolo fondamentale nella scelta di iniziare un business a Berlino, piuttosto che altrove. È banale affermare che la capitale tedesca è meno cara di altre città europee, sia per quanto riguarda il costo della vita sia per quanto riguarda gli affitti. Forse è meno scontato ricordare che a dispetto dei pregiudizi, che pure molto spesso risultano essere veri, sull’estrema complessità della burocrazia tedesca, esistono delle condizioni favorevoli per aprire alcuni tipi di piccole imprese, ad esempio le famose compagnie a 1€.

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Photo by Gustavo da Cunha Pimenta

“Berlino ora è cresciuta molto” dice Nikolas Woischnik, co-fondatore di numerose compagnie tra cui Ahoy! Berlin ed organizzatore del Tech Open Air Festival “L’ambiente sta diventando più professionale. Molte compagnie internazionali si stanno trasferendo in città e diversi talenti che avevano collaborato alle prime startup si stanno rendendo indipendenti e cercano di realizzare la loro compagnia.”

Quindi Berlino può essere considerata la Silicon Valley europea?

Qualche somiglianza c’è. Ad esempio l’esistenza di spazi come la Factory, un edificio dove ci sono moltissime startup, da quelle ancora nelle fasi iniziali fino alla sede di Twitter.

Ma secondo moltissimi addetti ai lavori, la definizione di Berlino come nuova Silicon Valley, o Silicon Allee, non è per niente calzante. “Ci sono moltissime startup creative a Berlino, non si occupano solo di tecnlogia, ma anche di fashion, agenzie di marketing, biotecnologie, media, compagnie di consumi e altre aree” dice Nicole Dufft, vice presidente della PAC, un’agenzia di analisti finanziari che ha sede in Germania.

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Factory Berlin © Julian Breinersdorfer

Anche Woischnik è dello stesso parere: “Nella Silicon Valley non hanno alcun gusto per la moda o l’arte; è una scena completamente diversa che non ha nulla a che spartire con Berlino. Questo non vuol dire che non siamo eccitati all’idea di creare delle compagnie forti e possibilmente anche globali, ma che nell’ambiente europeo c’è meno spazio per la competizione e più per la collaborazione.”

Per ora i fatti sembrano dare ragione a Dufft e Woischnik: la maggior parte delle startup berlinesi è mossa da ragioni ideali oltre che finanziarie. Ad esempio, sono moltissime le imprese che hanno come focus l’attenzione per l’ambiente oltre che il servizio al consumatore, basti pensare a startup come PlugSurfing.

D’altro canto però è innegabile che la capitale stia crescendo e quindi il rischio che i suoi protagonisti inizino a ragionare sempre più come businessman e sempre meno come idealisti creativi esiste.

Speriamo solo che Berlino non passi da “arm und sexy” a “reich und schick”.

Fonte: The Guardian