Scandalo Germania: corrotta la FIFA per ospitare i Mondiali 2006

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Franz Beckenbauer (a destra) parla con Wolfgang Niersbach durante un workshop tenutosi in occasioni dei mondiali di calcio in Germania nel 2006 (foto: AP)

di Mattia Grigolo

Il 9 luglio del 2006 la Nazionale italiana di Marcello Lippi vince i Mondiali di Calcio, in Germania, all’Olympiastadion Berlin. La partita resta nella storia per diversi motivi: la testata di Zidane ai danni di Materazzi e la conseguente espulsione, il rigore segnato a “cucchiaio” dallo stesso capitano francese che porta in vantaggio la sua squadra dopo soltanto sette minuti. La traversa di Luca Toni e il gol salvato sulla linea. La vittoria dell’Italia ai rigori. L’errore decisivo di Trezeguet dal dischetto che costa la sconfitta ai francesi.

L’Italia è arrivata all’ultima sfida dopo essere passata da una semifinale annoverata da molti come una tra le migliori partite della storia del calcio, quella contro la nazionale tedesca, a Dortmund. La prestazione degli azzurri è superba, sottolineata dalle giocate di Fabio Grosso, che mette la firma su un gol magico, oltre che dalla prestazione di Fabio Cannavaro, capitano dell’Italia, vero guerriero che trascina la propria squadra fino alla vittoria.

Tutto questo è accaduto nel 2006.

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Nove anni dopo, un altro scandalo FIFA.

Questa volta ad essere raggiunto è il calcio tedesco. La denuncia arriva da Der Spiegel, nell’edizione in edicola da ieri. Sembra che il comitato organizzatore del mondiale, presieduto ai tempi da Franz Beckenbauer, si è aggiudicato la possibilità di ospitare la competizione, comprando – attraverso dei fondi neri – quattro voti decisivi dal comitato esecutivo dei mondiali. A farne le spese è il Sud Africa che perde di un solo voto: dodici ad undici. E’ sorprendente, difatti, l’astensione del membro neozelandese Charles Dempsey. Si dice anche che i voti incriminati siano stati venduti alla rappresentanza asiatica del comitato esecutivo.

Ovviamente sono tutte supposizioni, dettate dall’unica voce accusatoria di Der Spiegel, il quale, nel suo articolo, non cita nemmeno le fonti. C’è, però, una dichiarazione depositata agli atti che fa pendere l’angolo della bilancia; Il Presidente della Federcalcio tedesca Wolfgang Niersbach ha ammesso irregolarità per un pagamento di 6,7 milioni di euro.

La cifra dovrebbe essere stata versata dall’ex Amministratore Delegato di Adidas, Robert Louis-Dreyfus, scoparso nel 2009, ai tempi Presidente dell’Olympique Marsiglia e dello Standard Lieg.

Photo taken on July 13, 1996 shows Robert Louis-Dreyfus, then Adidas chairman, posing at the Stade Velodrome in Marseille, southern France. Marseille football club's majority shareholder Robert Louis-Dreyfus died after a long battle with leukemia on July 4, 2009 at the age of 63, according to club sources. The Swiss-born millonaire businessman took over Marseille in 1996 and under his control the French south coast giants reached two UEFA Cup finals. AFP PHOTO (Photo credit should read ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images)
Robert Louis-Dreyfus, allo stadio Velodrome di Marseille (1996) Foto © ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images)

E’ anche vero che l’edizione del 2006 fu bizzarra fin da subito, questo è poco ma sicuro. Oltre all’episodio di Charles Dempsey, che si astenne quando in realtà avrebbe dovuto votare Sud Africa, perché rappresentante dell’Oceania, si ricorda l’episodio legato al rappresentante del Trinidad e Tobago, Jack Warner, il quale dichiarava di aver ricevuto, il giorno stesso delle votazioni, una lettera sotto la porta della camera dell’albergo, in cui gli si promettevano regali se avesse sostenuto la candidatura della Germania come nazione ospitante.

Secondo il Der Spiegel, il complotto si sarebbe svolto e, infine, raggiunto con il versamento di più di dieci milioni di franchi svizzeri su di un conto segreto di Louis-Dreyfus, somma servita a comprare i voti e poi restituita all’Amministratore Delegato di Adidas, soltanto qualche anno dopo.

Un altro duro colpo per la Germania, dopo lo scandalo Wolkswagenche ora si vede indagata dalla Federcalcio Tedesca (Deutcher Fussball-Bund). Non sono tempi positivi per i tedeschi, i quali pagano, in parte, lo scotto dell’essere vista dall’opinione pubblica come tra i primi della classe in Europa, se non la prima. L’inchiesta di Der Spiegel è chiaramente tutt’ora infondata, ci sono da trattare molti aspetti che restano sospesi e senza reali accuse, ma Angela Merkel e soci si trovano nella chiara difficoltà di doversi tenersi ben saldi al primo banco d’Europa.