Unconventional Berlin Diary: body art o buffonate?

body art

Il mio chitarrista è stato in uno squat in cui dei punk-cabarettisti si appendevano pesi ai genitali e si facevano “graffettare” a pagamento con una spillatrice. Questo ci riporta inevitabilmente alla Talia Concept di Sorrentino (cioè a Marina Abramovic, secondo qualcuno) e alla difficoltà di definire la natura e i confini della body art.

Cos’è? In che modo si esprime? Come si distingue da una buffonata?


schianto (4)

Leggi anche:
Unconventional Berlin Diary: lo schianto del volo della Germanwings

Body art o masochismo genitale?

In questi casi una buona definizione è tutto, perché le parole illuminano i concetti come il sole illumina le cose e nello specifico possono aiutarmi a capire l’interessante relazione che esiste tra la gravità e un paio di testicoli. Dimostrando, in via definitiva, se ci troviamo di fronte a una performance di body art oppure a un masochista dello scroto.

body art

Sadismo progressista

Un altro dato curioso è il numero non irrilevante di persone insospettabili disposte a pagare per ferirne altre. Voglio dire, spesso questi spettacoli hanno luogo nell’ambito di contesti “equi e solidali”, dove tutto è progressista, pro rights, pacifista e poi la gente tira fuori dieci euro e li spilla allegramente sulla carne di qualcun altro. Interessante. Sembra il plot twist di una distopia di Ballard.

Questo non vuol dire che abbia qualcosa contro gli istinti sadici, se espressi in modo socialmente accettabile. In fondo ho anche io un’aggressività latente, che però necessita di un antagonista arrogante, per poter essere espressa. Diciamo che sono una specie di bufalo dialettico, più che un torturatore a freddo. Mi fomento con chi è prepotente, non riesco ad attaccare chi non mi ha fatto niente.

body art

Infelice, depressa, occasionalmente boicottata dall’Eutirox

Sono anche la persona più infelice della terra. No, questa è una colossale sciocchezza, sono semplicemente infelice. Però ho visto tra le targhette dei citofoni cittadini un Eichmann e un Fracchia e di sicuro loro stanno peggio. Il primo deve condurre una vita miserabile, l’altro sarà emigrato dall’Italia per disperazione. Comunque neanche io mi sento tanto bene, insieme ad Eichmann, Fracchia, Dio, Marx e Woody Allen.

All’aeroporto di Tegel, poco prima di partire per Colonia, ho avuto un momento di totale “blackout depressivo”, seguito da una serie di colpi di sonno. L’ultima volta che mi è capitato qualcosa di simile ero negli Stati Uniti e avevo neutralizzato gli effetti dell’Eutirox con un farmaco poi risultato incompatibile, una roba per il mal di gola comprata in un supermercato. A pensarci bene, accuso sintomi simili anche adesso. Forse è il caso di controllare di nuovo i miei livelli di THS, T4 e T3.

Meno freudiani per tutti

Credo che in generale i miei ormoni siano stabili quanto un cavallo imbizzarrito, specie in primavera. Mi dà molto fastidio sapere di essere un ostaggio della chimica, ma in fondo è rassicurante sapere di poter risolvere un problema con una pillola e sarebbe bello se fosse possibile sempre…

una pillola contro la disperazione, una contro la frustrazione, una contro l’insonnia, una contro l’infelicità e magari, un bel giorno, una pillola contro la morte. Da piccola lo speravo davvero, lo dice anche lo specchietto in fondo. Pensavo che prima o poi qualcuno l’avrebbe inventata, salvando tutti. Salvando me, principalmente.

body art

Questo atteggiamento faceva imbestialire il mio psicoanalista, un freudiano ortodosso che riusciva a restare fermo e zitto anche per un’ora di fila, fino a confondersi con la mobilia.

Lui era esattamente l’opposto, nel senso che non voleva neanche sentir parlare di farmaci e probabilmente avrebbe cercato di curarmi persino la tiroide, lavorando sui rimossi. Pretendeva che parlassi solo io ed era convinto che Sigmund Freud assumesse cocaina per uso antalgico. Lui non accettava domande, io non accettavo il divanetto. L’ho lasciato dopo circa sei anni e il suo commento è stato: “Peccato, cominciavamo a migliorare”.

Colonna sonora: “You know nothing”– Swans

Machete

Machete vive a Berlino dal 2013.

Ama anche la musica, il cinema, la letteratura e la serotonina.

A otto anni sperava che prima o poi qualcuno avrebbe inventato una pillola contro la morte. Un po’ lo spera ancora.