Flow My Tears, the Policeman Said: giochi percettivi al MMK3

Courtesy Hassan Khan, Foto / photo: Axel Schneider. Dal sito dell MMK3
Courtesy Hassan Khan, Foto / photo: Axel Schneider. Dal sito dell MMK3
Courtesy Hassan Khan, Foto / photo: Axel Schneider. Dal sito dell MMK3

Bannerino_FrancoforteFrancoforte – Giochi di risonanze percettive accompagnano lo spettatore all’interno della mostra di Hassan Khan presso l’MMK3 di Francoforte.

Flow My Tears, the Policeman Said – scorrete lacrime, disse il poliziotto – è questa la base narrativa architettata da Khan che prende in prestito il titolo di uno dei celebri romanzi fantascientifici di Philip Dick. È così che l’esposizione si struttura come una narrazione spaziale: contestualizzata da un breve racconto scritto dall’artista essa ci pone di fronte a diverse realtà duplici e ritmiche.

“Scorrete lacrime, disse il poliziotto” narra la storia di un fantomatico celebre personaggio televisivo che perde la propria identità pur mantenendone la memoria e quindi si trova a vagare per un distopico mondo alla ricerca della prova della sua esistenza.

“È il mio romanzo preferito di Philip Dick […] ho sognato di farne un lungometraggio” racconta Khan nel suo testo. L’artista, fondendo le sue capacità musicali e narrative, non mostra al pubblico un film, bensì un insieme di opere in risonanza le une con le altre che riflettono sul concetto di doppio e di identità, così come il protagonista del libro di Dick.

La mostra si apre fisicamente con l’esterno tramite un collage adesivo sulle vetrate del museo: “Flow my Tears, the Policeman Said” (2015) un doppio ritratto e un doppio titolo si specchiano nella superficie trasparente invitando il pubblico ad entrare. La ricerca identitaria si apre dunque in termini negativi: un fantomatico personaggio osserva se stesso dentro a un specchio che non c’è.

Superato l’ingresso, la composizione musicale “Live Ammunition!” (2015) pervade lo spazio con un beat continuo e incalzante: la frenesia riempie l’aria.

Per raggiungere la sala principale si salgono pochi scalini illuminati da “LightShift” (2015) una luce colorata in continua variazione: una sorta di “porta” metafisica che permette di entrare nel cuore della ricerca. La musica continua incombente con il suo ritmo.

La sala grande presenta tre opere: lungo la parete sinistra un separè intitolato “The Double Face of Power” (2015), al centro della sala l’installazione “Abstract Music” (2015) con diversi vasi di vetro posizionati su una pedana in legno, quindi, in fondo un video “Studies for Structuralist Film no.2” (2015). Quest’ultimo mostra due estranei in un withe cube: uno siede in mezzo alla stanza, mentre l’altro gli gira freneticamente intorno con la videocamera in mano.

Il movimento circolare del video si ripercuote nelle forme dei vasi di vetro nel mezzo della sala: un dialogo continuo che ricorda il gesto dell’artigiano mentre plasma i suoi vasi d’argilla sul tamburo rotante.Questo movimento in contrasto con la staticità delle sculture dona plasticità ad un’identità sconosciuta che, formandosi, continua a mutare. Il beat continua a riempire le sale. La visione non si ferma, il movimento circolare sembra accelerare.

“The Double Face of Power” è una nota di dissonanza in quanto si presenta come una forzatura semantica nell’omogeneità della mostra.

Da vedere, la mostra ammalia e rapisce lo spettatore tramite i suoi giochi sonori e visivi dove le percezioni risultano distorte nello strano universo statico e frenetico al tempo stesso creato da Khan.

Visitabile presso il Museum für Moderne Kunst 3 fino al 12 aprile, la mostra sarà aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 18, il mercoledì fino alle ore 20. Ingresso € 6/3.

Costanza Sartoris

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