Povera ma Sexy – “Sulla Cuvrystraße”

© Frank M. Rafik / CC BY SA 2.0
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© Frank M. Rafik / CC BY SA 2.0

di Nora Cavaccini*

La mia faccia non la vedi e se pure la vedessi sarebbe quella del figlio di puttana che aspetta di mettere le mani sullo spazio qua sotto, per costruirci magari un grande Hotel, o un centro commerciale, vista Spree, e finalmente mandarvi tutti a casa, pezzenti che non siete altro, con le vostre baracche, la vostra vita da strada, ultimo baluardo sudicio dei punk. Tutti i giorni mi faccio il nodo alla cravatta e vado a lavorare, io, mentre voi siete ancora lì a strimpellare canzoni, a salutare il sole sul fiume con canti e bagordi, rannicchiati nelle tende, scopando a cielo aperto, a piedi nudi, senza neanche un cesso in cui pisciare. A chi mi dice che sono schiavo del tempo, mentre voi siete liberi, rispondo facendo tintinnare le mie catene, comunque d’oro massiccio. Ho i polsi legati, vero, ma con queste mani sono al volante di una BMW e se potessi vi passerei sopra, calpestando le biciclette che vi portate appresso. Esseri inutili, scarti della società, zingari, romeni, hippy… servite forse a qualcosa? Parlate di idee, creatività, progetti, riqualificazione urbana, ma io, da quassù, me ne frego. Tra poco il sistema, il mio sistema, vi schiaccerà e capiterà così come con l’uomo che camminando calpestò una formica e neppure se ne accorse.

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*Questo post è stato pubblicato originariamente su Povera Ma Sexy – Postkarten aus Berlin, un progetto di Nora Cavaccini. Segui il progetto su Facebook.

Povera Ma Sexy – Postkarten aus Berlin è un “viaggio” fisico e letterario. Un percorso che nasce dall’esperienza personale di chi scrive ma che, al tempo stesso, può rappresentare una via alternativa per scoprire la città. Per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, ne subiscono il fascino. Berlinesi e non.

Ogni post è costituito da un breve un racconto. A ogni racconto è associata una mappa. Qui, cliccando sugli indicatori, comparirà una descrizione. Si tratta di informazioni “turistiche” che non mirano ad essere esaustive ma a collocare meglio il racconto nei luoghi che lo hanno ispirato.