Il carillon rosso

[© Chiara Cremaschi / CC BY ND 2.0]
[© Chiara Cremaschi / CC BY ND 2.0]

[© Chiara Cremaschi / CC BY ND 2.0]
Chiara Cremaschi / CC BY-ND 2.0]
di Arianna Coccia

Sunday Morning, Sunday Morning, Sunday Morning, Sunday Morning cantano i Velvet Underground. La musica è perfetta e accompagna la mattina.
I raggi del sole tagliano il letto e sono grandi, quasi quanto il letto stesso, ma non scaldano. È solo luce. E poi è tutto così bianco. E morbido. Non è contemplata l’idea di abbandonare questo piacere per catapultarsi nella realtà.
Dio benedica le lenzuola di seta non di seta! E le droghe psichedeliche.
I gamberi fritti che si vedono nei cartoni animati giapponesi continuano a cavalcare il carillon rosso.
Non sapevo mi piacessero tanto i quadrati.
Non ricordo che giorno sia, probabilmente lunedì o martedì, oppure è domenica come dice Lou Reed.
Importa poco quando hai la fortuna di avere in camera un pony così carino. Che profumo meraviglioso.
Accade, qui a Berlino, che ti perdi e nemmeno te ne rendi conto. Questa città ti travolge, ti affascina, ti coccola e ti stupra allo stesso tempo.
È l’Eldorado di tutti quelli che vengono da realtà bigotte e dopo un po’ si ritrovano a piangere per il cibo, il clima freddo quanto le persone che ci vivono e la lingua di merda.
Poi, mentre ancora piangi, esci e cammini per le strade di questa città che ha tanto sofferto e ti senti libero come mai nella tua vita e pensi che quelle lacrime valgano la pena di essere versate.
Oddio, quanti pensieri questa mattina!
I’m waiting for my man..first thing you learn is always gotta wait..I’m waiting for my man.
È così che si fanno gli angeli della neve, basta muovere gambe e braccia tra le proprie lenzuola. La gente che aspetta l’inverno. Pazzi. Non ho mai ballato così tanto senza muovermi.
Ora mi masturbo. C’è ancora quello splendido pony. Si fotta, mica è un unicorno.
Passo a Janis Joplin e appena parte Me and Bobby McGee mi siedo a gambe aperte, davanti allo specchio. Mi guardo maliziosa.
Parto dal piede e faccio scorrere lentamente la mano fino all’inguine, sfioro il mio sesso, ci gioco un po’. Cambiano le note. Mary Jane, Mary Jane Lord my Mary Jane.. Mi accarezzo, mi penetro, mi contorco, ansimo. Chiudo gli occhi e mi lascio andare a quei colori sgargianti. Oh when I’m feeling lonesome and I’m feelin’ blue there’s only one way to change.. Vengo.
Ora il mio letto è un’immensa distesa di margherite.
Accendo la mia dose di tranquillità e inspiro a pieni polmoni. Il carillon rosso ora è cavalcato da tanti cavallucci marini e l’enorme medusa che fluttua sopra di me mi sfiora con i suoi tentacoli.
Se non fosse ogni volta così dannatamente bello smetterei.
A Berlino è sempre festa, puoi uscire a qualsiasi ora del giorno e della notte e lasciarti andare, incontrare persone da ogni parte del globo e scoprire mondi meravigliosi, surreali.
E poi c’è l’arte: spazi urbani rimessi a nuovo per la gioia degli occhi e musei gratis. Allora perché è la trasgressione ad essere riportata alla mente quando pensi a Berlino?
Perché, anche se così meravigliosa, sei consapevole che non è la città dei piani a lungo termine? Ognuno ha un progetto, qualcosa di labile che non si può identificare. Nemmeno chi te lo racconta sa cosa sta inseguendo. Berlino ha mille colori eppure è così profondamente dark.
Devo abbandonare questa città, basta ho chiuso. Eppure non riesco a dimenticarla, ad andarmene davvero. Perché? Iniziano a salire le paranoie, l’agitazione e le lacrime. In pochi secondi la mia bocca sa di salato ed io cerco di convincermi che ho pieno controllo di quello che sta accadendo.
Tocco nuovamente le margherite e aspetto che il loro odore invada le mie narici.
Finalmente tornano i colori fluo e le forme geometriche in dissolvenza.
E penso che Berlino sia un po’ come l’avventura di una notte: passionale, travolgente, che ti rimarrà nelle mente tutta la vita ma che si gira dall’altra parte quando ha finito. Il giorno dopo è scomparsa e tu ringrazi il cielo per questo.
Rimango su questo enorme prato, aspettando che uno di quei cavallucci marini mi ceda il posto sul carillon. Di solito succede.

*****

Questo racconto breve è stato scritto da uno degli studenti di “Le Balene Possono Volare”, un progetto di Laboratori di Scrittura Creativa per Italiani che ha preso vita a Berlino nell’estate del 2013 per iniziativa di Mattia Grigolo.

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5 COMMENTS

  1. Che cascata di luoghi comuni. Come fai a dire che in una delle città più foodie al mondo il cibo fa schifo? Sei venuta a Berlino con la guida di Berlino Cacio e Pepe sotto il braccio?

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