URBAB – Paesaggi vaghi e il barbecue nella foresta

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Era un giorno di fine estate ma faceva piuttosto caldo, era uno di quei giorni senza cielo con una luce bianca in cui tutto è immobile. Bizzarra condizione atmosferica per Berlino. Con un gruppo di amici avevamo organizzato un barbecue e avremmo dovuto trovare il posto migliore per consumare il nostro rito del tempo libero. Dopo un rapido brainstorming viene eletto il posto. Sapevamo che il percorso sarebbe stato pieno di insidie: bisognava scavalcare un muretto, poi una rete piuttosto alta, il tutto con il necessario per il pranzo e le biciclette.
Un’impresa che a me parve eroica.

Era un giorno caldo e sbiadito del 2008 e io stavo entrando in quello che ora è il parco Gleisdreieck.
La vegetazione era fitta e disordinata, tutto era aggrovigliato in una spinosa matassa vegetale. Le betulle pioniere leggermente mosse dal vento, svettavano tra i relitti malinconici dei binari.
Era un posto trasognante, la luce bianca avvolgeva tutto in un silenzio quasi spettrale, sconosciuto per una città. Sembrava di essere in una sorta di bolla spazio-temporale. Lì dentro era foresta e si sa, la foresta ha una sua vita autonoma e noi eravamo i suoi ospiti. I rumori apparivano lontani e diventavano sempre di più echi non riconoscibili. Dopo qualche centinaio di metri dal nostro ingresso trovammo un massiccio tronco abbattuto, e lì decidemmo di accamparci per qualche ora.

Tra la vegetazione si intravedeva una casetta piccola di mattoni chiari, disegni pop erano dipinti con vernici lucide. Quella sembrava essere l’unico monito della presenza umana.
Facendo qualche passo verso nord il rumore della città tornava ad essere percepibile, poi riconoscibile, poi sempre più distinto: era rumore di auto. Da alcuni ponti sospesi abbandonati sopra la Yorckstraße si può spiare la città senza essere visti. I binari sospesi danno accesso ad un’altra parte di foresta sopra la strada, parallela.

Quando si è sui ponti si ha la certezza si essere in una bolla spazio-temporale.

Ora il passaggio sui ponti non è permesso, da una parte c’è il parco e dall’altra la foresta che sarà presto domata. Io provo spesso nostalgia per le parti di città non domate che sono state selvagge per oltre 30 anni, che hanno una micro vita interna parallela e sconosciuta alla città. In fondo queste zone sono profondamente indomabili, è nella loro natura. Per poterle cambiare, forse, è necessario sopprimerle.

Si può forse dire che Il parco Gleisdreieck sia stato un tentativo di domare quel pezzo di città e restituirlo ad un circuito di spazi verdi, infatti il parco è senza dubbio un attento e brillante intervento di architettura del paesaggio.

Il progetto rende permeabile e attraversabile una delle ultime vaste aree incolte rimaste nel cuore della città. L’area è costituita da due porzioni di parco divise dal tracciato ferroviario ad alta velocità: Ostpark e Westpark, il cui completamento è previsto per il 2013. La costruzione della parte ovest collegherà l’area di Gleisdreieck con il parco naturale Schöneberger Südgelände, completando la connessione verde nord-sud.
Il Gleisdreieck è un luogo estetico, il passato fortemente legato all’infrastruttura è percepibile in ogni momento. Sono stati lasciati dei “pacchetti” di betulle tra le rotaie colorate da uno spesso strato di muschio verde chiaro. Si ritrovano i relitti delle rotaie che corrono per tutta l’area e la segnaletica a terra ci ricorda costantemente dove ci troviamo.
Il parco ospita inoltre il filamento ciclabile che si estende fino a Lipsia per 250 km, diventando così un tassello di un sistema territoriale.
Gleisdreieck è indubbiamente un progetto riuscito, intelligente e brillante in cui è piacevole stare.
Ma quella foresta trasognante e fuori dal tempo, ahimè, non esiste più.

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