Un roditore a Berlino: “Se non parli due lingue, puoi morire di fame”

un roditore a Berlino

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Di Francesco Junior Volpe

Quando a Berlino il cielo è grigio i topi non escono dalle loro fogne. Uscire dal proprio habitat non è così semplice come si potrebbe pensare. Fa troppo freddo per cercare del formaggio e, ahimè, quel grigio perenne si ripercuote anche sulla psiche di un piccolo roditore di città: insignificante, puzzolente, emarginato, uno di quelli che, a cosa serva, non si sa.

Il piccolo topo viveva nella sua fogna, osservava quegli esseri giganteschi che perennemente vanno di fretta e sognava di poter comunicare con loro, anzi, utopisticamente voleva essere come loro. Non era tedesco, ma per strane vicissitudini aveva lasciato il Belgio. Vagando tra i lunghi cunicoli delle fogne europee e rischiando perennemente la vita, il piccolo roditore aveva deciso di vivere una nuova esperienza nella città più rinomata tra il popolo dei roditori.
Tutto si aspettava, tranne che la vita a Berlino fosse così dura. Quell’idioma era così strano! Condivideva la fogna con un roditore tedesco e uno svizzero, ma non riusciva a capire una parola quando li sentiva parlare.
Una volta, il coinquilino più saggio, gli diede un consiglio: “A Berlino se non parli due lingue puoi morire di fame”, ma lui non aveva capito di cosa stesse parlando.

Per quel rifugio, il topo pagava pochissimo e le spese per la pulizia del conduttore idrico erano incluse. Da quando gli affitti si erano alzati, trovare una fogna a Berlino e a quel prezzo era considerata pura follia. Fortuna volle che la stanza del roditore non fosse distante dal tombino e ogni giorno osservava i tanti passanti, chiedendosi dove andassero, cosa facessero e perché avessero perennemente fretta.
Sapeva di loro, della loro storia e del loro odio nei confronti dei roditori, ma li ammirava. In fondo comunicavano tra loro e mangiavano tutto ciò che realmente desideravano. Lui, il topino belga, quanto avrebbe voluto camuffarsi in uno di loro, parlare la loro stessa lingua, emettere gli stessi suoni e soprattutto mangiare formaggio ogni santissimo giorno. Invece, un po’ per pigrizia e un po’ per depressione, il roditore continuava a comportarsi da piccolo essere impotente! La paura di cimentarsi in nuove esperienze lo portava a giudicare tutto e tutti senza realmente rimboccarsi le maniche. Avrebbe potuto captare i suoni di quei giganti e cercare di imitarli, studiarli come un piccolo dottorando tedesco, ma preferiva dare la colpa a quella pioggia perenne. Aspettava che tornasse il sole e che le temperature aumentassero prima di uscire nuovamente dalla sua fogna, ma allo stesso tempo doveva darsi da fare, perché bisognava mangiare qualcosa. E poi, per essere sinceri, il roditore si trovava a Berlino: la città con i cassonetti più forniti di tutta Europa. Qualcosa l’avrebbe sicuramente trovata!

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Così, per quanto facesse freddo, il topino prese coraggio, uscì fuori dalla fogna e corse furtivamente tra i rifiuti organici del quartiere. Dopo poco tempo, trovò finalmente quello che stava cercando: un bel pezzo di formaggio ammuffito del 1980. Era lì, verde come non mai, che stava aspettando di essere rosicchiato.
Mentre si accingeva a prendere tra le sue luride e fulgide zampette il fatidico trofeo, un micione grigio venne a fargli visita. “Hello, my dear”. Il roditore aveva paura, ma allo stesso tempo voleva capire se il gatto fosse realmente inglese. Dall’accento capì che si trattava di un gatto russo. Quello, però, non era il momento per stringere amicizia, doveva assolutamente prendere il suo pezzo di formaggio e tornare nella sua fogna. Così, mentre il micione cercava di ghermire la sua preda, il topino afferrò il formaggio e corse verso la sua dimora.

Ce l’aveva quasi fatta, ma disgraziatamente il pranzo del roditore cadde per strada. Se il topino fosse tornato indietro, sarebbe stato sbranato all’istante. Così decise di rinchiudersi nella sua fogna, aspettando che quel micione andasse via. “Miagola quanto vuoi, tanto io non esco!” si diceva tra sé e sé. Improvvisamente, il silenzio. Il roditore aveva vinto la sua battaglia e si era salvato. In lontananza sentiva abbaiare e dall’accento doveva trattarsi di un cane tedesco. Nessuno gli avrebbe fatto nulla. Il topino si sentiva finalmente forte, potente, e come Fortunato Cerlino nel ruolo di Pietro Savastano, nella serie tv “Gomorra”, poteva uscire fuori e urlare al mondo: “Ce ripigliamm’ tutt’ chell che è o nuost!”.
Quel pezzo di formaggio era ancora lì che lo stava aspettando. Mentre stava per afferrare il fatidico trofeo, ecco tornare il vecchio micione russo. “Ti ho fatto fesso” disse il felino al piccolo roditore. Confuso, il topino rispose a quel grosso essere peloso: “Sei stato tu ad abbaiare?”. Il gatto sorrise e poi disse alla sua preda: “Vedi, a Berlino, se non parli almeno due lingue, puoi morire di fame”. Il topino, prima di essere mangiato, ci pensò su: “Se solo avessi studiato il tedesco…”.

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Francesco Junior Volpe è un giovane italiano di 22 anni, trasferitosi da poco a Berlino. Laureato in Comunicazione, Tecnologie e Culture Digitali presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Francesco si interessa di giornalismo e di Social media. Parla italiano, francese, tedesco, inglese e spagnolo, scrive per passione e spera che questa diventi la sua professione. Da poco cura il suo blog, “Piccolo in the world” e spera che anche voi vogliate far parte del suo mondo. Ecco invece il link della sua pagina Facebook.