“Il punk, la crisi economica e Scranton”: intervista ai The Menzingers

di Valerio Bassan

Il giardino interno del Cassiopeia, nel cuore underground di Friedrichshain, a Berlino, ospita alcune pareti da arrampicata, di quelle con gli appigli di resina gialli e blu. Un paio di ragazzi, alticci dopo qualche birra, tenta di conquistare la vetta della grande torre in cemento, mentre i Menzingers attendono l’inizio del sound check. Tom, con una Berliner in mano, guarda ammirato gli scalatori improvvisati. “Fuck. I love Europe”, sogghigna. Per lui, così come per Greg, Eric e Joe, gli altri tre componenti della band di Scranton, Pennsylvania, è il terzo tour nel vecchio continente.

Dopo l’uscita nello scorso febbraio dell’acclamato On The Impossible Past, (terzo album, il primo per Epitaph Records), per questi ragazzi è iniziato un vero e proprio periodo d’oro. La critica li ha acclamati come i salvatori del punk rock e loro hanno infilato senza sosta dozzine di live: prima in America, poi in Australia, infine in Europa. I quattro sono felici e non ne fanno mistero. Il loro profilo Twitter sembra il diario di una ragazzina durante la prima “cotta” della sua vita. Incontriamo i due cantanti-chitarristi-compositori, Tom May e Greg Barnett, a margine della data berlinese del tour.

Avete fatto collezione di sold out nel Regno Unito, poi vi siete divertiti un mondo ad Amsterdam, quindi siete finiti a sorseggiare vino rosso a Parigi, su una terrazza con vista sulla città. Ora Berlino. É un sogno che si realizza?
(Greg) Lo è. Vedere che le persone vengono ai tuoi concerti sia nelle grandi capitali, sia in piccoli paesi che nemmeno sapevi esistessero è incredibile. Stiamo vivendo esperienze magnifiche, appaganti e soddisfacenti. Tutti i concerti sono andati bene, il pubblico è sempre fantastico.

Qual è la parte migliore dell’essere in tour in Europa?
(Greg) Visitare ogni giorno nuovi posti ricchi di storia, imbattersi in persone e situazioni per noi sempre nuove. Sai, è fantastico. Di Berlino ne avevo solo letto soltanto sui libri di storia, prima di venirci a suonare.

E la parte peggiore? Sempre che ci sia…
(Greg) La parte peggiore è quella meccanica. Non è facile stare lontani tanto a lungo da casa, dai tuoi familiari, dalle persone che ami. E poi le questioni logistiche. Può essere stressante, le barriere linguistiche sono ardue, non sai dove dormirai la sera, non sei sicuro di cosa succederà domani… ma sono queste stesse cose che lo rendono interessante ed eccitante. É un’esperienza incredibilmente gratificante e non la scambierei con niente al mondo.

Il vostro album è stato recepito molto positivamente sia dalla critica, che dal pubblico. A prescindere dal genere, io credo che si tratti di un disco di belle canzoni, anche a livello di liriche. Da dove prendete l’ispirazione per i testi?
(Tom) Dalla nostra vita, dalle nostre esperienze personali. Cerchiamo di trasformare le emozioni in parole. Siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto e sì, sembra che alle persone piaccia davvero.

Leggete molti libri?
(Tom) Sì, parecchi.

Qual è il tuo libro preferito?
(Tom) Sono in un momento di transizione. Da “1984” di George Orwell sto passando a “Jitterbug Perfume” di Tom Robins.

Ed il tuo, Greg?
(Greg) Oh, domanda complicata. Direi “Lolita”, di Vladimir Nabokov. Il modo in cui usava il linguaggio è davvero una grande fonte di ispirazione per me. Nei miei testi si ritrovano spesso costruzioni frasali simili a quelle presenti nei suoi romanzi.

Leggendo i vostri testi mi sembra quasi d’esserci cresciuto, a Scranton. Ma com’è realmente crescere a Scranton?
(Tom) Scranton è un posto incredibile in cui crescere. É una città che ha vissuto un periodo di declino ed ora sta tornando grande. Ci sono molte cose interessanti da fare, molte persone da incontrare (ha 72mila abitanti, ndr). É bella ed interessante. Ovviamente ha i suoi lati positivi e negativi: diciamo che è una buona rappresentazione dello stato corrente delle cose negli Stati Uniti d’America.

E invece che mi dici del Pennsylvania? In Europa se ne sente parlare molto poco, e per molti di noi rimane un “oggetto misterioso”.
(Tom) Assomiglia tantissimo alla Germania! I panorami sono molto simili, soprattutto nelle zone di campagna. É densamente popolato ai quattro angoli ed al centro, mentre il resto dello stato è quasi disabitato. Ci vuole un bel po’ per andare da una parte all’altra, ma le aree più interne sono davvero magnifiche.

E dal punto di vista politico, è più repubblicano o democratico?
(Greg) Siamo lì, molto vicini. Forse un po’ più democratico, al momento. Soprattutto grazie all’incidenza delle grandi città, come Scranton, Philadelphia, Pittsburgh. Mentre il Pennsyltucky, come noi definiamo ironicamente le aree rurali in cui non c’è niente, sono decisamente repubblicane. Comunque il Pennsylvania è fantastico, uno dei migliori stati al mondo!

(Tom) Io direi il migliore in assoluto!

E com’è la percezione dell’Europa dagli Stati Uniti?
(Tom) Dipende a chi lo chiedi! (ride)

(Greg) É vero, la percezione varia tantissimo. In generale possiamo dire che è tutto molto idealizzato… se chiedessi ad un mio amico che non c’è mai stato, ti direbbe qualcosa del tipo: tutti fumano, bevono un sacco di birre, amano la musica, e vivono ogni minuto della giornata circondati dalla storia. Tutti quelli che conosco sognano di venirci.

E della crisi economica che impressione ne avete? Ne sentite parlare spesso?
(Tom) Spessissimo. Il messaggio che arriva è che la Germania stia tenendo in piedi il resto del continente, in particolare i Pigs. É interessante vedere come la difficile situazione economica si rifletta sui cittadini, causando la nascita di movimenti di protesta popolare. Alla maggior parte degli americani, comunque, non frega nulla. Fanno finta di niente.

Sei d’accordo?
(Greg) Sì, assolutamente. La maggior parte degli americani se ne infischia, non capisce che la crisi ci riguarda direttamente. Ma le questioni economiche non sono mai locali, soprattutto quando riguardano le macroeconomie. Per molti però è più facile ignorare completamente il problema, che affrontarlo in prima persona.

Come avete iniziato la collaborazione con Epitaph?
(Greg) Loro erano interessati, a noi faceva piacere il loro interessamento. Tutto qui. Una sera siamo usciti con Brett (Gurewitz, ndr). Anche questo è un sogno che si realizza. A lui la nostra musica piace molto ed è sempre rimasto in contatto con noi, non ci ha mai fatto mancare il suo supporto.

Qual è la vostra canzone preferita, tra quelle che avete scritto?
(Greg) Canzone preferita! una domanda da un milione di dollari! Mmmm… se parliamo di esecuzione del brano dal vivo, quelle che preferisco suonare sono “Good Things” e “Nice Things”. La prima perché ha un gran bel beat, la seconda perché ha delle parti di chitarra che mi piacciono da impazzire. Ma la mia canzone preferita, in assoluto, è Gates. Mi piace in ogni suo aspetto, la ascolterei in continuazione. Sono davvero orgoglioso e felice di averla composta.

E la tua Tom?
(Tom) Dico “Gates” anch’io.

Qual è la vostra colazione preferita?
(Greg) C’è un posto a Philadelphia che si chiama Grindcore House, dove hanno degli ottimi bagel, un formaggio cremoso vegano ed un caffè favoloso.

(Tom) La mia colazione preferita? Alla tedesca.

Il tuo drink preferito?
(Tom) Guinness!

E il tuo, Greg?
(Greg) Ah, non saprei proprio! Direi l’acqua, per sopravvivere. (ride) Poi mi associo a Tom: birra.