Rifugiati, da Lampedusa a Francoforte: la Gutleutkirche continuerà a essere un centro di primo soccorso

Foto di Federica Benigni / Il Mitte
Foto di Federica Benigni / Il Mitte
Foto di Federica Benigni.

Bannerino_FrancoforteFrancoforte – Da ormai un anno, esattamente dal novembre 2013, la Gutleutkirche non è solo un luogo di culto, ma anche e soprattutto un tetto per rifugiati africani sopravvissuti all’esodo attraverso il Sahara e il Mediterraneo e giunti quasi per caso sulle sponde del Meno. L’unione regionale delle chiese evangeliche ha deciso di continuare a dare il proprio sostegno ai migranti anche nei mesi a venire.

E’ bene ripercorrere le tappe di un’iniziativa popolare al fine di comprenderne il valore umano e sociale. Nel novembre 2013, giungono a Francoforte sul Meno alcuni rifugiati provenienti da Lampedusa con regolare permesso di soggiorno, rilasciato dalle autorità italiane, in cerca di lavoro. Tuttavia l’inserimento nel tessuto lavorativo francofortese non è dei più semplici anche in relazione allo status giuridico dei rifugiati. Ben presto a corto di risorse, questi diventano senzatetto. Al fine di offrire un riparo contro l’inverno, la comunità evangelica decide di offrire quantomeno un tetto e una sistemazione d’emergenza per i rifugiati africani nella Gutleutkirche.

Da allora, la Gutleutkirche è un punto di riferimento per i migranti africani che giungono a Francoforte. Dei primi arrivati, alcuni hanno deciso di rientrare in Italia, altri sono riusciti a integrarsi nelle realtà tedesca o ricevere un adeguato riconoscimento del loro status anche in Germania. Nel frattempo, sempre da Lampedusa sono arrivati altri trenta uomini e in futuro dovrebbero arrivarne altri. Da qui la decisione di continuare a offrire un servizio di prima accoglienza. Nei mesi scorsi, in un primo momento era stato deciso di chiudere la chiesa per restituirla al suo uso convenzionale. Tuttavia l’idea di lasciare nuovamente per strada i rifugiati non ha convinto la comunità religiosa, che non solo ha deciso di non chiudere ma anche di migliorare il servizio di prima accoglienza.

Rispetto al novembre scorso, le condizione del soggiorno di emergenza sono nettamente migliorate. Grazie all’iniziativa dei volontari, i rifugiati ricevono almeno un pasto caldo al giorno, hanno a disposizioni indumenti, e ricevono consulenza per l’inserimento nel mondo del lavoro tedesco e nella vita in Germania. Inoltre l’associazione teacher on the road sta offrendo un corso gratuito di tedesco per i rifugiati. Naturalmente l’iniziativa del centro di primo soccorso nella Gutleutkirche ha bisogno di ulteriore sostegno anche e soprattutto da parte istituzionale.

I responsabili dell’iniziativa ci tengono a chiarire che la loro attività è assolutamente umanitaria e non politica. La soluzione politica al problema rifugiati spetterebbe, a loro dire, agli organi istituzionali, in primis alla UE. Si tratta di un posizionamento comprensibile ma allo stesso difensivo. De facto, offrire assistenza ai migranti è un atto politico e sociale tutt’altro che irrilevante. La cooperazione e l’assistenza in Gutleutkirche è infatti una realtà positiva di integrazione sociale, che segna l’incontro e l’emancipazione reciproca tra europei e africani. Gli africani vengono aiutati a integrarsi e gli europei riscoprono il valore e l’importanza della solidarietà, che i modelli di governance economica neoliberale stanno distruggendo. In questo senso anche un’assistenza umanitaria combatte sul campo le idee, le immagini e i discorsi discriminanti nei confronti dei migranti e si pone in relazione con la tradizione cosmopolita della città di Francoforte sul Meno.

 Ruggiero Gorgoglione

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