La testa di Lenin torna a Berlino

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© Corriere della Sera

di Mirea Cartabbia

Ricordate una delle scene finali di Good Bye Lenin! dove una statua dell’omonimo personaggio viene trasportata da un elicottero fuori dai confini di una neonata Berlino riunificata? La celebre immagine del film rievoca un evento realmente accaduto, anche se, come spesso accade, la realtà è molto più prosaica della versione cinematografica.

A partire dagli anni ’60, contemporaneamente alla svalutazione della figura di Stalin, si rivalutò quella di Lenin, considerato anche da molti intellettuali del blocco ovest come un teorico della rivoluzione. In innumerevoli Paesi appartenenti ad ambo i blocchi, furono costruiti 6000 memoriali in suo onore, in pietra o metallo. Il numero è talmente elevato da essere secondo solo a quelli di Buddha.

Berlin-Friedrichhain, 4.10.1991 Lenin-Denkmal am Lenin-Platz, die Aufschrift "Keine Gewalt" ist eine Aktion der Kreuzberger Künstlerinitiative "Büro für ungewöhnliche Maßnahmen"

Ovviamente anche a Berlino Est i memoriali in onore di Lenin non mancavano: il più celebre dei quali era una statua in granito rosso di Lenin di 19m di altezza, posta sopra un piedistallo di 26m.

La statua, la cui sola testa era alta 1,7 m e pesava 3,5 tonnellate, era stata inaugurata di fronte ad una folla di 200.000 persone nell’aprile del 1970, qualche giorno prima dell’anniversario della nascita di Lenin, a Leninplatz (quella che attualmente si chiama Platz der Vereinten Nationen a Friedrichshain).

Per 31 anni la statua restò a Leninplatz, la piazza cambiò il suo nome solo 1992, ma la stessa rabbia e foga che aveva letteralmente demolito il Muro di Berlino, iniziò a riversarsi anche su quei simboli che ricordavano il dominio sovietico, tra cui inevitabilmente il memoriale.

Perciò nel 1991, il conservatore Eberhard Diepgen, primo sindaco della Berlino riunificata, ordinò la sua rimozione, in quanto simbolo di “una dittatura dove le persone venivano perseguitate ed uccise”.

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La statua fu così smantellata in 120 parti e portata in un bosco a sud-est della capitale, dove venne seppellita sotto una coltre di sabbia.

L’iniziativa di disseppellirla partì da un gruppo di storici e storici dell’arte, guidati da Andrea Theissen, direttrice del Stadtgeschichtliches Museum Spandau/Zitadelle Spandau, museo dove ora si trova la statua.

Dopo iniziali tentennamenti amministrativi per consentirne il recupero, difficoltà nel ritrovare il punto dove era stata sepolta e disastri ambientali scongiurati (proprio sopra la statua viveva una colonia di lucertole in via d’estinzione), la testa è stata recuperata e riportata a Berlino e ha trovato casa nel museo sopra citato.

Non sono mancate le polemiche e addirittura c’è chi ha visto in questo recupero un caso di revisionismo, ma Andrea Thessen ci ha tenuto a ribadire più volte che la testa “non è un memoriale.”. La stessa posizione in cui si è deciso di collocarla, sdraiata com’è stata recuperata sotto la sabbia e non in verticale come dovrebbe stare, testimonia che non si vuole celebrare in alcun modo la figura di Lenin. “Per noi è una testimonianza storica, niente di più e niente di meno” chiarisce la direttrice.