Istruzione, integrazione, prosperitá e sicurezza: il sindaco di Berlino parla delle nuove sfide della città

Photo by sebaso©
michael müller berlin photo
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di Annika Kreusch

In occasione di un evento organizzato dall'”Arbeitsgemeinschaft für Migration und Vielfalt Berlin” e avente come focus il diritto di asilo e la necessità di non perdere di vista i valori della dignitá umana contro il razzismo, l’estremismo di destra e l’antisemitismo, il sindaco Michael Müller ha parlato agli astanti evidenziando il suo pensiero politico a riguardo.

La capitale tedesca sta affrontando un compito sicuramente non facile, perché da anni la popolazione sta crescendo a un ritmo così intenso da toccare le 40.000 persone all’anno, in pratica è come se ogni anno una piccola cittá arrivasse e si stabilisse a Berlino. E questo calcolo non é strettamente legato al consistente arrivo di rifugiati registrato tra il 2015 e il 2016, a causa della guerra in Siria, e che al momento ha determinato la presenza di circa 1.1 milioni di persone in tutta la Germania. Müller ha infatti descritto Berlino come una “calamita per l’immigrazione” in generale, anche europea.

In merito alla gestione degli aspetti più complessi di questo fenomeno, al fine di valorizzare e anche di utilizzare quelli positivi per il bene comune, Müller ha detto di non aver intenzione di seguire la strada della paura e della rassegnazione, ma piuttosto quella del pragmatismo e nella lungimiranza. “Il punto non è che ci siano più o meno di 50.000 rifugiati in Germania”, ha rilanciato, “ma la necessità di avere un obiettivo comune e soprattutto di lavorare per conseguirlo”. Il sindaco ha inoltre sostenuto la necessità di promuovere politiche di integrazione che rispettino la dignità umana e di estendere l’accoglienza anche all’interno delle scuole. Il punto più delicato dell’intervento é stato sicuramente quello che ha affrontato il tema dell’edilizia popolare destinata a persone con redditi più bassi, carenza più volte denunciata in passato dai cittadini berlinesi.

Müller ha quindi sottolineato la natura non negoziabile dei principii fondamentali su cui è imperniato il sistema tedesco. “In Germania abbiamo costruito la nostra società su valori condivisi che sono parte delle nostre radici giuridiche” ha detto chiaramente, “e questi valori vanno difesi“. Ha aggiunto che l’istruzione, le infrastrutture, la prosperitá e la sicurezza dovranno essere punti centrali e inevitabili del programma politico.

I pronostici mostrano che nei prossimi 15 anni ci sarà bisogno di almeno 70.000 nuovi posti nelle scuole della capitale tedesca. Con un totale di circa 170.000 studenti, Berlino è inoltre anche la più grande città universitaria in Germania e Müller ha definito questo dato molto importante, perché le attribuisce lo status di polo culturale fondamentale, in Europa e non solo. “I giovani studenti universitari stranieri che hanno la possibilità di studiare a Berlino, vivono un esperienza che porteranno con loro anche in seguito” ha dichiarato Müller. Il sindaco ha quindi aggiunto che la percentuale di disoccupati a Berlino è del 9.5%, la più bassa da quando è caduto il Muro, e che per continuare con questo trend è necessario garantire che l’istruzione resti gratuita e che il passaggio dalla scuola alla formazione, allo studio o al lavoro, sia il più rapido possibile.  Ha infine parlato di Berlino come di una città che promuove nel mondo la libertà e la diversitá e che per questo è vista da molte persone come una meta ideale.

Prima e dopo il discorso del sindaco, nella stanza dell’associazione “Gesicht zeigen! Für ein weltoffenes Deutschland”, hanno avuto luogo le performance artistiche del pianista siriano Aeham Ahmad, che ha suonato estratti di Beethoven e Mozart e musica tradizionale siriana, e del duo costituito da Leila Younes El-Amaire e Youssef Adelah, del collettivo culturale I-Slam. I due giovani, berlinesi con origini siriane e palestinesi, scrivono e recitano poesie che parlano di temi politico-religiosi e con voce critica denunciano i problemi, i pregiudizi e il razzismo strutturale che molti musulmani in Germania dichiarano di subire ogni giorno.