PANEM ET CIRCENSES – Il mistero dell’icona di Cristo Salvatore sull’etichetta di mavrud

 

«Io sono la luce del mondo;
chi segue me, non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita»
Giovanni 8,12

Ci sono passata davanti più di una volta, passeggiando per Friedrichshain, tutte le volte mi è sembrato particolarmente “esotico”. Un ristorante bulgaro. La Bulgaria è un Paese che si è trovato “un po’ troppo” ad oriente per entrare nel mio raggio di azione. Ho visitato: Romania, Ungheria, Serbia, Grecia e Turchia; ma la Bulgaria è sempre mezzo passo più in là.

La Bulgaria però mi piace, o quanto meno, mi è piaciuta molto l’idea di provarne la cucina; essendo lei sempre un passo più in là, ed avendo invece a disposizione qui a Berlino un ristorante a poche fermate di S-Bahn.

Siamo fortunati, troviamo subito un tavolo per due anche senza aver prenotato. Il locale è piccolo, le luci sono soffuse e l’atmosfera è molto famigliare. Il piatto del giorno, una moussaka bulgara, purtroppo è già terminato, ma non ci perdiamo d’animo e ordiniamo una bottiglia di vino. Difficile farsi sfuggire l’opportunità di pasteggiare accompagnando le pietanze ad un vino autoctono. Cosa che non faccio mai nei vari asiatici, poiché abbinare uno chardonnay ad un sushi è certo chic, ma ne posso ben fare a meno.

Tra i vari Cabernet e Merlot, decidiamo di optare per un vitigno esclusivamente locale, il “Mavrud” e quando vedo la bottiglia, che per etichetta ha un’icona del Cristo Pantocratore*, il gioco è fatto: io sono già innamorata di questo Paese e di questo vino!

Per il cibo chiediamo consiglio a Sonja, la ragazza in sala, che è bulgara, disponibile e parla bene inglese; un mix perfetto che ci permette di ordinare una piccola selezione di antipasti e portate principali, grazie ai quali speriamo di farci un’idea dei piatti locali.

Sono di buon umore. Da dove siamo seduti si intravede la piccola cucina con la porta aperta, dove una cuoca giovane e informale, armeggia tra fornelli e forni come se fosse a casa sua. Tutta l’atmosfera è informale, e questo mi piace molto, mi da l’idea di qualcosa di semplice e genuino, la gastronomia per pochi, fatta con poco. Sono un po’ persa in questi pensieri e nel vino “icona”, quando i nostri vicini di tavolo ci chiedono da dove veniamo. Italiani, chiaramente, ma loro lo sapevano già. Sono due berlinesi di una cinquantina d’anni, che vivono un km più a nord. Lui è un berlinese doc (merce rara!), mentre lei è di origini bulgare. Fantastico! Abbiamo qualcun altro, oltre la cameriera, da tediare con le nostre domande gastronomiche volte sempre e ossessivamente a ricercare l’autenticità. Questo concetto tanto abusato, quanto di difficile delineazione, soprattutto quando si parla di cibo.

Nel frattempo i nostri antipasti ci vengono serviti, lasciamo le domande per dopo, e riempiamo la bocca di gusto, piuttosto che d’aria.

In qualche modo sono sapori ed ingredienti che conosco, le associazioni sono immediate, il legame è fortissimo; soprattutto con la Grecia. Finiti anche i piatti principali, una “Sirene po Schposki” e un “Misch Masch”, entrambi a base di pomodori, formaggio di pecora e uova, una domanda comincia a prendere il sopravvento. Sarà mica un ristorante vegetariano? Si mangerà davvero così poca carne in Bulgaria? La carne è una grande assente dal menu (a parte qualche pezzettino di speck), nulla di male in merito, chiariamoci, ma il dubbio sorge spontaneo, soprattuto perché ci saremmo aspettati il contrario.

Formulata nelle nostre menti, la domanda alla nostra vicina di tavolo è d’obbligo e la risposta ci fa sbellicare dalle risate, forse anche per via della bottiglia di vino e delle due rakija appena scolate. “Certo, la cucina bulgara è a base di carne; manzo, agnello, pollo: ottima la moussaka e le polpette. Ma i piatti che avete ordinato si mangiano a colazione!”

Risate e ilarità richiamano l’attenzione di Sonja, che non è per niente d’accordo e ci risponde per le rime: “Beh c’è anche chi beve birra a colazione, ma non vuol dire che questo sia “tipico”!”

Lo scopriremo solo andando a Sofia se il Misch Masch si mangia davvero per colazione o meno; vero è, che con le polpette avremmo avuto meno dubbi.

Non potevamo esimerci dal chiedere un giudizio all’altra commensale di origini bulgare, la quale ci ha confermato essere una cucina piacevole ma molto adattata ai gusti tedeschi; mentre il vino è direttamente importato dalla Bulgaria.

Non fraintendetemi, non ci trovo nulla di male nella “contaminazione”, ma il capire se un gusto, un piatto sia “autentico” o meno, è un mio pallino. Credo che l’autenticità sia una ricetta segreta che unisca tradizione, cura, passione, nostalgia, senso del tempo, visione del mondo e la propria storia individuale. Un miscuglio forte e unico, difficile da individuare e forse anche da preservare nel tempo; se sei italiano e vivi da dieci anni in Germania, verrai primo o poi in qualche modo compromesso, mutato, trasformato nel profondo, dall’ascendenza che ha su di te la tua nuova patria e in qualche modo lo stufato di tua nonna avrà un sapore diverso? Altrettanto “autentico”?

I cacciatori di “autenticità” devono ritagliare le loro avventure ai soli “viaggi culinari” o è possibile assaggiare cucine autentiche (e in qualche modo intendo “incontaminate”) anche in terra straniera?

(*Cit. ICONA sull’etichetta del vino bulgaro MAVRUD)

Curiosità!

Il mavrud di Assenovgrad

Il mavrud è uno dei più tipici vini rossi bulgari. La sua origine è leggendaria: nel IX secolo, il re Khan Krum ordinò di espiantare tutti i vigneti di mavrud (il perché è sconosciuto!). Tempo dopo (non si sa quanto, d’altra parte è una leggenda), un leone (c’erano sono leoni in Bulgaria?!) scappato dalla gabbia (dallo zoo?!) terrorizzava la popolazione, lasciando al suo passaggio solo morte e desolazione (questo l’ho aggiunto io). Solo un uomo, di nome Mavrud, sprezzante del pericolo, diede la caccia alla bestia, e la uccise. Il re (un altro?) domandò alla madre di Mavrud (no, non le chiese perché lo chiamò proprio “mavrud”??) quale fosse l’origine del suo grande coraggio ed ella rispose che la sua famiglia aveva conservato una pianta di vite (forse anche due va là…) di mavrud, e con quella aveva prodotto vino. Ed era stato quel vino rosso e potente ad aver forgiato il carattere del ragazzo!
Da quel giorno il sovrano ordinò di piantare di nuovo vite in tutta la regione, e vissero tutti felici e contenti bevendo dal gran mavrud (anche questo l’ho aggiunto io).

Primaria
Boxhagener Str.26
10245 Berlin

Consiglio di prenotare e di richiedere, se si ha intenzione di andare a cena, di riservare anche un due porzioni del piatto del giorno per la sera. Il rapporto qualità prezzo è buono e la cucina è abbastanza leggera e a base di verdure, quindi molto indicata per vegetariani e affini. Raccomandata la bevuta di almeno un bicchiere di mavrud (ricorda un nostro cabernet).

10-20 €