Berlin Recycling Volleys: pallavolo a 120 decibel

© Il Mitte/Giacomo Falcon
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di Giacomo Falcon

Se cercate la pace, un ambiente misurato e disteso dove possano fluire i vostri pensieri, un paio d’ore di assoluto relax domenicale, sappiate che le partite casalinghe del Berlin Recycling Volleys non fanno per voi. Ritenete che il vostro apparato uditivo sia sufficientemente allenato? Bene, allora potete entrare in quella specie di grande astronave che è la Max-Schmeling-Halle, lo scrigno della pallavolo berlinese, adagiata a due passi da uno degli ultimi tratti del Muro di Berlino ancora in piedi, come a dire: passato e futuro a stretto contatto.

Ora siete dentro e avete ben quaranta minuti di anticipo: vorreste godervi il palazzetto che si riempie, sentire l’adrenalina che cresce, e invece vi tocca sopportare uno speaker che, per contratto, deve esibire lo stesso forzato entusiasmo degli animatori nei villaggi turistici. Sfortuna vuole che questo tizio sia dotato di un microfono collegato al fantasmagorico sistema di amplificazione, cosicchè sia impossibile trovare riparo dal suo esagitato tono di voce. E, come se non bastasse, sopra ogni seggiolino è presente un cartoncino pieghevole, detto “Klatschverstärker”: è sufficiente sbattere quest’affare contro una qualsiasi superficie rigida per produrre un suono fastidioso, paragonabile solo a quello delle vuvuzelas. D’improvviso capisco a cosa si riferiva il mio parroco quando, durante il catechismo, parlava dell’esistenza di “strumenti del demonio”.

© Il Mitte/Giacomo Falcon
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La musica nel palazzetto è “sparata” a volumi tali da impedire una comunicazione civile che non si debba avvalere del linguaggio dei muti o di urla belluine. L’obiettivo non dichiarato degli organizzatori sembra quello di indebolire gli avversari tramortendo i loro timpani. L’ospite di giornata è il VC Dresden, squadra che al suo primo anno di Bundesliga è riuscita a salvarsi e a centrare i playoff, esaurendo cosí gli obiettivi stagionali. Il minacciosissimo striscione esposto dai tifosi sassoni recita infatti: “Wir bleiben 1. Liga…und das ist gut so!”. Dall’altra parte il Berlin Recycling Volleys, squadra campione in carica e con ottime possibilità di bissare il titolo, ha tutti i favori del pronostico. Sarà per questo che tutti i tifosi di casa “got a feeling that tonight’s gonna be a good night”, e poco importa se la partita si gioca a metà pomeriggio, probabilmente avranno in programma di festeggiare San Patrizio in qualche pub della zona.

La presentazione della squadra avviene in pieno american-style: luci spente, pubblico che agita e lancia sul campo dei bastoncini luminosi, cheerleaders che sottolineano con balli sfrenati il passaggio dei giocatori e la mascotte tigrata che li attende, festante, a fine percorso. Pochi istanti prima del fischio d’inizio gli spettatori vengono coinvolti in un immenso gioca-jouer i cui ordini arrivano dai maxischermi posti sopra le tribune: caricati da quest’ondata di passione imposta, i beniamini di casa non possono fare altro che conquistare il primo punto della partita.

© Il Mitte/Giacomo Falcon
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Mi bastano un paio di scambi per rendermi conto di un’atroce verità: ogni volta che la palla cade a terra dall’impianto stereo del palazzetto parte un differente refrain musicale a tutto volume. È per questo che, sin dall’inizio, tendo a prediligere le azioni lunghe. Il mio vicino di posto, invece, bada meno alla forma e applaude indiscriminatamente i punti dell’una e dell’altra squadra, i cori dell’una e dell’altra tifoseria: probabilmente mi trovo di fianco a un fondamentalista decoubertiniano. Dopo cinque minuti studio i palmi delle sue mani: il fatto che siano viola non mi stupisce per nulla. Noto però una preoccupante tendenza ad andare fuori tempo: sbaglia il ritmo sia sulle note di “We will rock you” che sul jingle de “La famiglia Addams”.

Seguo la pallavolo da poco più di venti minuti e già mi permetto spietate disamine tecnico-tattiche: il problema principale del VC Dresden è l’attacco asfittico, ma, nonostante ciò, gli ospiti vendono cara la pelle nel primo set, portandosi addirittura sul 19 a 18. Il Berlin Recycling Volleys reagisce, inanellando 5 punti consecutivi che indirizzano il set verso il 25 a 21 finale. Prima della ripresa della sfida le appena maggiorenni cheerleaders deliziano il pubblico con uno stacchetto che, per eleganza ed appena accennata civetteria, ricorda da vicino i balletti in una serata di bunga bunga. L’equilibrio del secondo set si rompe quando, dal 13 a 14 a sfavore, il Berlin Recycling Volleys passa a condurre per 17 a 14, mantenendo poi il vantaggio fino al 25 a 20 conclusivo.

© Il Mitte/Giacomo Falcon
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La differenza di classe tra le due squadre si vede a tutti i livelli: l’allenatore della squadra di casa sembra un manager d’azienda, quello del Dresden assomiglia al tizio che ti fa cambiare di marciapiede quando lo incontri per strada di sera. Il terzo set dimostra che gli ospiti non ci credono più: il Berlin mantiene sempre un vantaggio di 5 punti e, grazie ad una serie di errori individuali ed incomprensioni comiche degli avversarsi, riesce ad allargare ulteriormente il divario per il 25 a 14 con cui si conclude il set ed anche il match.

L’esultanza del pubblico viene esaltata dalle note di “Wir feiern die ganze Nacht”, canzone che conferma le intenzioni festaiole già accennate dai tifosi di casa nei cori prepartita. Per festeggiare la vittoria ricompare lo speaker, che annuncia trionfante la presenza di 5289 spettatori nel palazzetto. Ovvero 10578 mani, almeno 4000 maledetti “Klatschverstärker”, 13 tamburi che risuonano all’unisono: sono uscito meno rintronato da alcuni concerti death metal seguiti a pochi centimetri dall’amplificatore.